Ciccio Tour - 2 giorni e 2 notti nella "Barcellona vera" (Novembre 2003)

Diario di bordo: Orio al Serio- Barcellona 22-24 novembre 2003
Ruoli de los partecipantes:
  • Carolina (madrelingua)
  • Ciccio (promotore del viaggio e animatore del gruppo)
  • Daniela (vincitrice del premio "ho il bagaglio più grande")
  • Marco (l’Hulk milanese con mascara)
  • Massimo (il vicentino di Treviso)
  • Michele (fondatore dell’omonimo gruppo entrato al Poble Español)
  • Pette (guida del gruppo con il recondito sogno di diventare il Bob Marley del 2003)
  • Roby (direttore del coro GrazieSignoreGrazie alias UomoTigre)
  • Raffaella (amante dei felini di grandi dimensioni)
  • Silvia D.B. (la sciupauomini, alias contessina veronese Giada de Black )
  • Silvia P. (scrivi il diario di bordo e ... tàsi!).

    22 novembre
    La formazione della "squadra" di barcellonauti, partita da Verona con sosta intermedia a Sirmione, si completa con Raffaella e Marco, raggiungendo quota 11, nell’anticamera del check-in dell’aeroporto Orio al Serio.
    Foto di gruppo con faccioni spaventosi (ce ne fosse uno con un’espressione normale!-vedi foto 1) e imbarco su volo Ryanair dopo il primo canto propiziatorio "grazie-Signore-grazie".

    Foto 1 - clicca qui per ingrandire

    Assegnazione casuale dei posti. Un bene o una sfortuna? Mah!
    L’avventura inizia a delinearsi già intorno ai primi 10 minuti di volo: Silvia D.B. colleziona la prima performance minacciando di sentirsi male dopo il decollo. Il vicino, terribilmente preoccupato, le offre una caramella (forse avvelenata o drogata?) che lei prontamente fa volare con rimbalzo sul proprio naso. Secondo il suo sesto senso il vicino ha un doppio fine che lascia echeggiare fino alla 1° classe:"Vuole portarmi a letto!". Un timore o una speranza?. Risatina di gruppo e si prosegue tra una dormita e l’altra mentre Marco implora "Pietà!" a Carolina e Ciccio etichettandoli come "la risposta veronese Mondani-Vianello".
    Finalmente baciamo terra (con la "g" aspirata) a Girona, a una settantina di km da Barcellona (che fa rima), e dopo l’acquisto del biglietto a/r per il transfer Barcelona Bus eccoci nella ciudad de la movida.
    Con l’energia di 11 bradipi e carichi di un alto livello di sopportazione del rumore (alcuni trolley sembravano cingolati!) i barcellonauti padani arrivano alla sospirata Rambla.
    Pette assume spontaneamente il ruolo di guida e ci conduce all’Hostal tra slalom di sputacchi e variegate skagazzate di cane.
    Alle indicazioni del giovane e un po’ rincoglionito gestore catalano il gruppo si dirige agli appartamenti per depositare i bagagli seguendo scrupolosamente le indicazioni: "Superata la via dei marocchini, troverete varie "putas", ma non preoccupatevi.
    La vostra casa è quella rossa, con la puta del benevenuto appoggiata all’uscio".
    Nota folcloristica: un raggruppamento di cassonetti sommersi da indumenti, mobili e accessori di ogni sorte, perfettamente fusi in un mix Amia-Caritas-Emmaus, attira la nostra attenzione.
    Lo stesso mucchio pittoresco, da noi monitorato ad ogni passaggio, si rivela oggetto di ripetute gimcane dei vari veicoli che si ostinano a passare nel vicolo stretto paragonabile a una calle secondaria di Venezia.
    Chiaramente il contesto è un tantino più raccapricciante, ma il trash abbiamo deciso che ci piace! Indecisione iniziale sull’assegnazione delle camere (gruppo da 7 dove c’è più spazio e le due coppie di fronte all’appartamento della "puta" con le treccine).
    Pranzo a pochi metri dalla nostra reggia invasa dall’odore della candeggina.
    Dopo una rapida sbirciatina al Bar Alegria (vecia del dù de spade super star) si arriva a El Racò del Raval, in c/ San Pablo 33- tel.+34 934429473- non si sa mai che qualcuno voglia tornarci e prenotare!): trionfo di "patatas bravas" e olezzo di aglio.
    Il Ciccio assaggia il "bocadillo con chistorra-questa-sconosciuta".
    Dopo una rapida ispezione alla salsiccia striminzita (...la chistorra, cosa credete?), schiacciata da un trancio di baguette, la camminata prosegue al locale L’ ovella negra (pecora nera) in C/ Sitges 5, con sfida a calcio balilla e biliardo.
    Ritorno alla dimora nel Bronx del capoluogo catalano per una doccia e una meritata siesta (a dire il vero qualcuno-chi io?- si è addormentato alla grande).
    Ore 22: il gruppo dei 7, dopo la fila interminabile in bagno, è pronto per uscire.
    Raffaella, attirata dal gatto di Botero no resiste alla tentazione e lo cavalca; aperitivo e cena fallita da Vinissim (consigliato dal Pette che si becca insulti).
    Troppo affolato.
    Affranti e affamati ripieghiamo su un ristorante peculiare: Al Portalòn, un nome una garanzia.
    Accoglienza gelida, servizio rapido e scorbutico...portaloni spalancati per cacciarci fuori dopo l’ultimo boccone e un’azzardata cresta sul conto.
    Molto apprezzata la braciola servita in tavola a tempo di record.
    Digestione lenta in un locale rosso e fumoso in Carter Palma, trasferimento quasi istantaneo al bar successivo con canna libera come se piovesse e sonno che incalza.
    I più forti proseguono la notte alla raccomandata discoteca-teatro Palma.
    Un triste Pierrot-mimo zittisce i clienti in fila all’esterno addolcendo la loro attesa con sospettose caramelle.
    Silvia colleziona la seconda conquista (una lesbo-tardona ammiccante) e Marco riceve una proposta erotica da un pappone russo con due zoccole da paura.
    Età media della disco: 50 anni fino alle 2.30 e poi cambio generazionale.
    Sbalorditive le cubiste trans definite da qualcuno "Le donne più uomini mai viste al mondo!".
    Pareri discordanti sul genere di musica del locale:"ethno-salsa?".
    Tutti d’accordo però nel sintetico commento: "La musica faceva cagare!".
    Ingresso 7 euro e leasing da 24 euro per Roby che ha insistito per offrire 3 bicchieri.


    23 novembre
    I 7 eroi nottambuli, compresa Carolina stordita da movimenti peristaltici anomali all’addome, tornano a casa con passo felpato; entrano nei loro pigiami e ronfano fino alle 11 del mattino.
    Il Ciccio malfidente scopre che il misterioso odore attribuito con azzardo alle scarpe di una delle ragazze in realtà proveniva dalla muffa accumulata sul suo materasso.
    Ritrovo per pranzo con i due pellegrini (Silvia e Michele) che a tutti i costi hanno voluto vedere nell’ordine (Sagrada Familia, la Pedrera, Casa Battlò e vicine abitazioni del Passeig de Gracìa con firme d’autore come Gaudì) "sotto la fermata dell’autobus di Plaza de España" . Ma quale delle 8 fermate, poste ai lati dell’immenso incrocio attorno alla zampillante fontana? Raduno sotto una simpatica e leggera pioggerellina che picchietta rumorosamente sulle teste di chi ha ideato un cappuccio con sacchetto bianco di plastica stile Lemon head.
    pranzo a base di piatti combinati ritratti in spettrali poster attaccati al muro e paellas surgelate al Frankfourt La Choza, nel Barri Carlos. Pancia piena e orgogliosi degli abiti impregnati di puzza fritta, unto all’aglio e cipolla, scattiamo qualche foto con una giapponese e una colombiana rimaste ad immortalarsi per mezz’ora sul ciglio della fontana. Ci incamminiamo verso il famoso Poble Español (leggi cozzaglia di stili ben riusciti delle varie parti della penisola iberica che risale all’Esposizione internazionale del 1929).
    Dobbiamo a tutti i costi raggiungere quota 15 elementi per avere lo sconto d’ingresso (3.80 anziché 7). Agganciate 4 povere inglesi sprovvedute raggiungiamo lo scopo e il "Gruppo Michele" entra. Obiettivo numero uno: acquisto del berretto per la pioggia. Modello Snoopy verde per il Cicico e sbuffo esagerato modello quel-che-resta-del-rasta per il Pette. All’uscita, saliti sul primo bus di passaggio a nostra completa disposizione -vedi foto 2- arriviamo alla funicolare.

    Foto 2 - clicca qui per ingrandire

    Tragitto in due tappe, con fermata intermedia a 110 mt, tra tremori, vertigini e preoccupazione, sospesi sul porto, all’imbrunire.
    Osservando le mille luci della brulicante città sottostante che, con le sue barche, chissà quali fermenti racchiude e quante storie- partenze, addii, speranze, solitudine, feste- potrebbe raccontare.
    Una volta sfiorato il suolo di Barceloneta non poteva mancare il gettonato "grazie-Signore-grazie", con Roby promosso a direttore del coro (vedi foto nr.3).


    Foto 3 - clicca qui per ingrandire

    Sosta al mare in tempesta, scemate sulla spiaggia e tapas al Can Ganassa, frequentato da pescatori e sciagurati come noi.
    Il Rioja ci scalda prima della doccia e poi cena al ristorante messicano Margarita blu.
    Dopo un primo "non c’è posto, meglio che lasciate perdere!" del camarero di turno, la nostra perseverante attesa, tra un cubito e drink color puffo fluorescente, è stata premiata: burritos, enchiladas, spiedini Cow boys, tacos.
    Silvia critica la "sbobba" che le capita nel piatto,a ma come per magia nei 5 minuti successivi la fagocita con proverbiale nonchalance. Con lo stesso stile sfodera una richiesta al povero camarero: "Una paleta par los dientes, por favor. O filo interdentàl che me s’ha empegnà de la carne".
    Alll’ennesimo urlo di "grazie-Signore-grazie", il dj si vede costretto a chiederci di abbassare il tono delle nostre starnazzate!
    Usciti, lungo la strada per la discoteca il Karma, scene di copulazione da coniglio (vedi foto sandwich Massimo/Silvia/Ciccio nr.4)

    Foto 4 - clicca qui per ingrandire

    Foto 5 - clicca qui per ingrandire
    Purtroppo per motivi non ancora ben chiari ci siamo infilati nel locale sbagliato, con musica revival e soprattutto con "mucho movimento"e facce da fumetto- Qui si rivela la parte migliore di ciascuno: catalani provoloni si avventano su Carolina e Silvia; strappo selvaggio del pantalone di Marco con imminente fuga a casa per rattoppo; pose da flash dance per Massimo; apertura anteriore del pantalone di Michele, brindisi generali.
    Qualcuno prende sul serio il ritornello lanciato da Roby "te ghè de bèar, te ghè da stàr màl, te ghè da dragàr" e Silvia innaffia la toilette correndo come un razzo e sboccando come una disperata.
    Rientro negli appartamenti e crollo totale de los partecipantes fino all’ora di pranzo del giorno dopo.




    24 novembre
    Corsa ai giardini Guell tra le forme architettoniche fiabesce di Gaudì, toccata e fuga alla Sagrada Familia e ritrovo alla fermata dell’autobus Barcelona bus per tornare all’aeroporto di Girona.
    I mitici 7, stanchi dell’attesa di otre 40 minuti in un bar vicino, decidono di dileguarsi dopo essersi dissetati a scrocco.
    Si infiltrano nel pullman (perdon, nello shuttle) e sbirciano con un certo spirito sadico le reazioni dei rincoglioniti del simpatico bar.
    Pranzo con panini di gomma all’aeroporto; tentativo di lasciare a terra dei passeggeri desiderosi di comprare quintali di cioccolato svizzero in territorio spagnolo.
    Recupero delle valigie al ritrovato aeroporto di Orio al Serio. Stanchi morti ma fieri del lungo fin de semana barcellonese, la squadra ridotta (Pette e Daniela si concedono un giorno in più da piccioncini) si scioglie; si divide nelle tre originarie auto di arrivo, tra baci e abbracci, con il proposito di rivedersi per scambiarsi le foto e ripercorrere con la memoria le scene clou dei tre mitici giorni catalani.
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